Proust, la Recherche: “E se la stessi leggendo nel modo sbagliato?”

Marcel Proust
Marcel Proust, “hope”: elaborazione Pixlr

INTERVISTA A UN LETTORE (PARTE SECONDA)

Ma pensi mai di perdere tempo leggendo Proust?

Be’ ovviamente no. Credo però che la lettura di Proust – così prolungata e con le caratteristiche di immersione e distacco dalla Storia (con la lettera maiuscola) che richiede (ne abbiamo accennato la volta precedente) accentui una delle grandi contraddizioni del lettore, con ogni libro: il cruccio di perdersi altre letture mentre si dedica a quella che ha scelto.

Per me è una costante, con tutti i libri: la consapevolezza di aver tanto da leggere mi fa pensare che oltre ad avere (più o meno) grande piacere da quel che sto leggendo, mi possa perdere qualcosa perché non ho altro tempo.

D’abitudine leggo sempre almeno due libri contemporaneamente, oltre ad alcuni saggi su riviste e siti web.
Poi ci sono i giornali, che diventano particolarmente assillanti nei periodi di grandi mutazioni, come quelli che stiamo vivendo.
Ecco, Proust accentua questa pressione, perché richiede tanto tempo e tanta attenzione: quindi impone di sacrificare altre letture.

Ma non solo per questo. Anche perché, e di questo abbiamo già parlato l’altra volta, Proust è così lontanto, nel suo romanzo, dalle trasformazioni sociali, dagli scontri di classe, dalla guerra, dalla fine degli equilibri fra le potenze (tutte cose che in effetti quando scriveva la Recherche erano anche più intensi di quelli attuali, forse), che questa lettura sembra servirci poco per affrontare questi sconvolgimenti.
Quindi è una lettura che ci allontana dalla storia, in un momento in cui vorremmo capire invece, a fondo, la storia e il presente. In questo senso, leggere Joyce o Kafka o anche Musil o Mann ti fa sentire molto più “vicino”, dentro le trasformazioni del mondo.

In questo, è davvero faticoso stare a lungo dentro la Recherche. Per questo trovo indispensabile uscire da lì, ogni tanto, leggere molto anche d’altro. Per questo sarà una lettura che mi accompagnerà a lungo, molto a lungo.

Senti ma non è che la tua lettura di Proust sia semplicemente sbagliata? Intendo dire, mi sembra, da quello che dici, che tu lo stia leggendo proprio come un romanziere realista, contraddicendo peraltro quello che tu stesso hai detto la scorsa volta. Non credi?

Guarda, credo di avere una lettura un po’ troppo selettiva. Vale a dire – dando per scontato il fatto che la lettura di Proust sia un enorme piacere – ho anche io l’impressione che quel che tengo sia una versione assai parziale delle parti della Recherche lette. Insomma, hai ragione, mi sfugge, via via che le pagine scorrono, che non sto leggendo Musil o Mann, appunto. È inutile interrogare Proust sulla società francese davanti a Dreyfus, per esempio. Eppure io scivolo verso quella lettura.

Ti faccio un esempio.

Nel secondo volume, “All’Ombra delle fanciulle in fiore” un passaggio che mi ha colpito molto è quello relativo all’osservazione che in narratore fa a proposito di coloro – pescatori e operai, e qualche piccolo borghese – che si avvicinano all’ora di cena alla veranda-sala da pranzo dell’Hotel a Balbec, che guarda la spiaggia, e nella quale, a sera, si raduna il bel mondo che alloggia in albergo, sfoggiando la propria ricchezza, discreta magari, ma evidente.

Ebbene il narratore, da dentro questa sala illuminata, che vista da fuori ricorda un acquario, si chiede quando arriverà il momento nel quale i piccoli pesci dell’acquario incantato verranno mangiati da quelli che stanno fuori.

Ecco, è uno dei pochi accenni alla “questione sociale” esplicitamente presenti nel secondo volume della Recherche, che ha evidentemente ben altro al suo centro, anche se la complessità della costruzione proustiana sa includere “digressioni” che digressioni non sono, ma chiamano in causa la sensibilità ricchissima dell’autore; sensibilità che ancora il narratore del secondo volume ovviamente non possiede.

Ecco che però questa lettura così avida di un aspetto “secondario” forse è una lettura forzata, troppo parziale.

Commenti

7 risposte a “Proust, la Recherche: “E se la stessi leggendo nel modo sbagliato?””

  1. Avatar Salvatore

    Io leggo tre-quattro libri per volta perché la mia capacità di concentrazione è troppo instabile per legarsi a un solo romanzo. Quando leggo ho spesso la senzasione di perdere delle occasioni, cioè di poter leggere molti altri volumi, così finisco per leggere velocemente e “male”. Tuttavia, nei confronti di romanzi voluminosi come appunto la Recherche, credo che l’unico approccio possibile sia di leggerli il più velocemente possibile. Il rischio che si corre leggendoli a piccoli assaggi è di perdere il senso stesso del romanzo. Lo si diluisce troppo nel tempo per poterlo apprezzare, e ricordare, veramente. Parere personale.

    Piace a 2 people

  2. Avatar La Recherche di Proust: la guida alla lettura di “All’ombra delle fanciulle in fiore” del Gdl di Cologno Monzese | GRUPPO/I DI LETTURA

    […] LEGGI ANCHE: Perché leggo Proust (intervista a un lettore) LEGGI ANCHE: E se stessi leggendo Proust nel modo sbagliato? […]

    "Mi piace"

  3. Avatar antonellacostanzoa

    La lettura della Recherche impone, più di ogni altro romanzo, l’approccio individuale del lettore. Una lettura intermittente, a piccoli sorsi, connessa ad altre letture, può essere complementare a quella veloce, che richiede di non distaccarsi dalla narrazione e dalla scrittura dell’intellettuale francese. Queste due polarità sono confermate dalla ripresa degli studi proustiani. La nuova edizione, curata da Mariolina Bongiovanni Bertini e Marco Piazza dei Saggi di Proust (Bollati Boringhieri), invita il lettore a mettersi in ascolto: se Proust ha l’impressione che non si sappia più leggere, la sua scrittura svolge un’azione propedeutica e conoscitiva che svela gli orientamenti e i gusti del lettore. Per quanto mi riguarda, preferisco una lettura intermittene, che lasci decantare i suoni degli oggetti di cui si riveste il mondo finora inascoltato di Proust.

    Piace a 1 persona

  4. Avatar Proust, corpo a corpo pieno di tensioni | GRUPPO/I DI LETTURA

    […] Proust, la Recherche: “E se la stessi leggendo nel modo sbagliato?” […]

    "Mi piace"

  5. Avatar Proust e la musica: un incontro a Cologno Monzese – GRUPPO/I DI LETTURA

    […] Leggi anche: E se la stessi leggendo nel modo sbagliato? – Leggi anche: Leggo Proust per salvare l’umanità, intervista a un lettore – […]

    "Mi piace"

  6. Avatar lucysnowe94

    Premetto che secondo chiunque scriva degli articoli sulla lettura di Proust avrà il mio GRAZIE eterno, perché, anche se gli studi si stanno di nuovo mettendo in moto in questa direzione, la lettura di questo capolavoro non è assolutamente scontata, secondo me. Io lo lessi a 17 anni e mi immersi del tutto nel romanzo in un sol colpo. C’è da dire che di solito non riesco a leggere due romanzi in contemporaneo, quindi anche per Proust non l’avrei fatto. Comunque quello che credo è che con un’opera così sia necessaria una seconda lettura, proprio perché all’inizio possiamo essere più interessati alla trama, mentre nella seconda ci si può soffermare maggiormente su tutte quelle riflessioni sulla memoria, sull’arte, sull’amore e altro che rendono questo romanzo davvero un capolavoro 🙂

    "Mi piace"

  7. Avatar Gerardo Passannante
    Gerardo Passannante

    … e anche una seconda, una terza e una quarta (e più), per coglierne le inesauribili sfaccettature. Certo la Recherche non si addice ai lettori veloci, abituati a libri usa e getta. Qui siamo all’altezza dei capolavori universali! Chi l’ha già letta, e quindi non si preoccupa del plot, può aprire il librone (!) a piacere e ad ogni pagina troverà uno spunto, una riflessione, una descrizione mai epidermica, che restituisce il sapore del tutto. Anche la futilità in Proust è calcolata. Provare per credere…

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri GRUPPO DI LETTURA

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere